la signora delle pulizie mi disse di andare nella chiesa poco distante, li avrei trovato di certo qualcuno.
Quel qualcuno fu facile da trovare, erano suore di clausura, ancora non so se si può parlare con loro o non possono avere contatti con le persone e la vita vera, di queste cose non ne ho mai capito molto, fatto sta che mi intrufolai nella loro sala di preghiera; i miei passi e il mio zaino rumorosi avvertirono immancabilmente tutti del mio arrivo, e..un boato di stupore esplose nella piccola saletta. M'avvicinai a una di esse, giovane, sguardo intelligente e scaltro, ma perchè, pensai, una cosi giovane e bella ragazza decida di impegnare la sua intera vita in una scelta così profonda, sono due le cose: o ha capito, ha ben capito, oppure ha fatto solo una scelta cosi, senza curarsi tanto.. In altri tempi avrei giudicato male una persona cosi, quella volta, misticamente forse, un certo rispetto e ammirazione mi riempirono l'animo di complesse domande.
La ragazza ridendo, dopo aver ascoltato incuriosita la mia storia e le mie domande, mi disse di andare in una chiesa, la più famosa e importante di Bergamo, li mi avrebbero certamente aperto la porta, loro, purtroppo, non avrebbero mai potuto, neanche volendo.
Santa Lucia, bel nome, chiesa famosa, porte aperte, che altro chiedere? Ringraziai la ragazza, chiamarla suora mi suona strano, era troppo giovane.Arrivai finalmente a destinazione, la chiesa era veramente bella e moderna, sfarzosa oserei. Pulita e ordinato, l'interno della chiesa vantava bellissime decorazioni, ricche e possenti, non trovai però nessuno che mi accogliesse, nessuno era presente.
Pazientai un po' nel loro tempio, poco dopo, per caso e quasi senza accorgersi della mia presenza, entrò da una porticina nascosta un signore, un prete, avanti con l'età. Subito mi presentai, cercando di assumere la più innocente e graziosa espressione facciale che mi venisse in mente in quel momento.
Dovetti ripetere circa cinque o sei volte la richiesta prima che il prete capisse di cosa stessi parlando, dopodicchè iniziò il suo confuso monologo: "La tenda? la tenda nel giardino? mmm, nel giardino? nel giardino della chiesa? quello davanti, si, ma si! giovedi di certo, nel giardino? Tu vuoi mettere la tenda li, davanti? eee, si, si". Durante il discorso non ebbi mai il tempo di controbattere ma restai anzi allibito e ammutolito dalla lucidità del convincente discorso e dalle parole persuasive del vecchio parroco, che a quanto pare aveva capito la mia richiesta.
"Non cerco carità gli dissi, ho i soldi per un ostello, è per principio che vorrei dormire qui accanto a voi, mi piace viaggiare in povertà, un san Francesco moderno, anche perchè andare in ostello è troppo facile e convenzionale, parlare invece con la gente e scoprire il mondo lo trovo più interessante"
Pensavo che il prete non avrebbe mai capito quelle parole, invece, soprendentemente rispose sorridendo, la sua pronta bocca mi regalò un altro monologo lungo e insensato , dal quale però, riuscii a capire di aver avuto il consenso di piazzare la tenda, e di esser addirittura stato invitato a cena con gli altri preti, nella casa del clero.
Piazzai subito la tenda, la sera avanzava, raggiunsi il prete e insieme ci avviammo alla casa del clero poco distante.
La casa del clero è una specie di albergo, un ricco albergo, dove abita la comunità ecclesiastica di una città, vi è presente la cucina, non manca una piccola cappella, sale ricreative e soggiorni, ci sono poi le stanze di ciascun inquilino.Il prete aprì la cancellata, da li si estendeva un ben curato giardinetto e un parcheggio con belle automobili, un vialetto conduceva alla porta d'ingresso. Un'aria casta e sacerdotale permeava la struttura, un silenzio tombale e una fioca luce facevano da sfondo. La cappella era buia e vuota.
Entrammo subito dopo nella sala da pranzo, un'inserviente stava preparando la tavolata per circa 20 persone, tutti preti sicuramente, bella argenteria e vino rosso, nient'altro era ancora presente. Non mi disse niente, mi guardò però con aria incuriosita e stranita.
Il silenzio imbarazzante che si stava creando, fu interrotto quasi immediatamente dall'entrata in scena, di un altro personaggio, un altro prete, avanti anch'egli con gli anni, ma non tanto anziano e disse con aria cruda e minacciosa: "chi sei?" e senza fermarsi continuò "chi ti ha portato qui dentro?" non mi stupii più di tanto, ho sempre avuto una certa diffidenza nei confronti della comunità ecclesiastica, restai però sconvolto dal tono minaccioso e irritato del prete, mi difesi con voce bassa "sono un pellegrino, viaggio a piedi e sono diretto in Spagna, domani partitò, per ora cercavo solo un angolino dove poter piazzare la tenda, avrei preso un pezzo di pizza in una rosticceria e sarei andato a letto, l'indomani sarei partito di buon ora, il vostro prete m'ha invitato a cena però e ho accettato di buon gusto l'invito".
Il prete allora, capite le mie intenzioni, si calmo e non disse più niente, o forse si ammutolì per effetto contrario, guardò solo l'altro prete e con gli occhi sembrò dicesse :" ma chi hai portato qui, ora che facciamo?"
Smise di guardare l'altro solo per dirmi: "mi dispiace, qui noi pizza non ne facciamo, ti accompagno alla porta." Non seppi cosa dire, non ero imbarazzato ne arrabbiato, sicuramente il quel momento non provavo nessuna emozione, era come se fossi ospite in quel corpo, e presente da esterno in una situazione inenarrabile, ero in una fase extrasensoriale, surreale il tutto.
Mi diressi alla tenda, era troppo tardi per smontare e cercare un'altra sistemazione. Dormii li, e andai a letto senza cena.
Non credo che la chiesa debba dare obbligatoriamente rifugio a tutte le persone che si presentano alla porta, soprattutto a chi viaggia per divertimento. Non capita però spesso a una delle tante chiese presenti a Bergamo di ricevere qualche ospite. Un ospite non è solamente una presenza ingombrante, una spesa in più per un piatto di pasta, non è nemmeno spazio sprecato in un giardinetto; un ospite è un mondo che si apre, una presenza con la quale scambiare idee, opinioni e storie, soprattutto se si tratta di un ragazzo di 20 anni.
La chiesa dovrebbe incoraggiare i ragazzi, stimolarli e farli crescere bene e secondo una retta via. Un ragazzo viaggiatore e la chiesa, questa è la mia storia.**Nel post si è parlato della chiesa specifica di Bergamo, la Santa Lucia. Non si può dire cosa sarebbe successo altrove. Non nutro rancore verso la chiesa, o i suoi componenti, anche perchè durante il cammino, la chiesa spagnola è stata fantasticamente accogliente e cordiale, ospitando centinaia di persone gratuitamente e dando loro da mangiare. Questo è solo un racconto VERO, di quello che può accadere alle persone, a giovani ragazzi quando si trovano a chiedere qualcosa a quella particolare chiesa.
Cartellone di fronte la chiesa Santa Lucia di Bergamo. |
Ciao Gabriele.
RispondiEliminaRacconto molto interessante!
racconto eccezionalmente interessante e di stimolo a più riflessioni, grazie per il tuo contribuito e per il tuo atteggiamento di spontaneità.
RispondiElimina